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domenica 1 maggio 2011

VEDI NAPOLI E POI MUORI ?

"Vedi napoli e poi muori", vecchio detto partenopeo, che stava ad indicare la bellezza e la straordinarietà della città sita all'ombra del Vesuvio, affacciata sullo splendido Golfo, dominato dall'isola verde e l'isola azzurra, perle di bellezza naturale piantate lì, sembra solo a far da cornice al quadro che, come modella, ha una delle più belle e note città del mondo; il senso dell'antica frase è facilmente comprensibile: dopo aver visitato Napoli non ci sarebbe stato più niente che con la sua bellezza avesse potuto toccarti in egual modo, tanto da far sembrare l'esistenza stessa priva di alcun significato.....
Altri tempi, oggi, malgrado la inalterata bellezza dei luoghi, i periodici delitti che sporcano di sangue con cadenza fissa le antiche strade della nostra città, la corruzione e la crisi dei rifiuti, danno a quel detto un significato diverso, tenebroso, quasi di avvertimento.....

La sempre bellissima ed unica città di Napoli è un eclatante e vivo condensato di contraddizioni, ricca e povera, tecnologica ma arretrata, speranzosa ma rassegnata, triste ed allo stesso tempo allegra.
Recisa nelle sue arterie da camorra, violenza, corruzione, imperniata sulla normalità del malcostume e governata da una classe politica oramai in parte collusa con il tessuto malavitoso ed in parte arresa ad esso, Napoli la bella Napoli, barcolla, trema, vibra, ma non cede.
Non cede, no, non cede malgrado tutto, malgrado la corruzione e la spazzatura, malgrado la delinquenza e la connivenza, malgrado il traffico e la disoccupazione , no !
Napoli non s'arrende, ed il Napoletano, animale di rara bellezza e dal carattere unicamente colorato, ha una peculiaretà che in pochi altri animali si ritrova : la capacità di adattarsi, adattarsi all'ambiente, adattarsi a nuovi problemi, modificarsi, trovando il lato postivo delle cose, quella capacità che si può sintetizzare nella famosa ed unica peculiaretà partenopea chiamata "L'arte di arrangiarsi".
Se questa capacità , unita all'amore viscerale per la nostra città, i suoi colori, i suoi profumi ed i suoi suoni, non fosse incardinata all'interno del nostro dna, non si spiegherebbe il perchè tantissimi personaggi, di cultura e di potere, continuino a risiedere a Napoli, invece di trasferirsi e costruire sulla base delle ricchezze già possedute una vita più semplice in una facile (ma triste) città nordpeninsulare.
Quello che mi altera sempre di più è sentire amici e conoscenti che sperano di cambiar città, sperano che i loro figli si costruiscano una vita a Roma, a Milano o ancor più lontano.
Le attuali condizioni della nostra fantastica città, sono oramai congelate dal macostume diffuso, dal modo di fare oramai generale di "girarsi dall'altro lato" ed da un egoismo insano che non porta a nulla.
Chi ama questa città non può nascondersi dietro un facile pessimismo ma prendere coscienza che il territorio è il nostro territorio, e il territorio dove viviamo è quello dove dovremmo essere fieri che vivano i nostri figli; quando il Napoletano capirà che la città, il quartiere, il territorio, è solo un prolungamento della propria "casa", della propria "proprietà" e comincerà a comportarsi in strada così come fa tra le quattro mura del proprio appartamento, allora una rivoluzione culturale potrà finalmente iniziare.
La verità è questa, io sono nato a Napoli e la amo, la amo e la odio, e come in un grande amore, passionale, vedo in lei qualche difetto e cercherò di migliorarla , ma non posso ne potrò mai fare a meno di lei.
Pierluigi Troise

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